E’ Domenica (23-05-2021) – Pentecoste anno b

COMMENTO AL VANGELO PENTECOSTE

Oggi celebriamo la solennità della Pentecoste: cinquanta giorni dopo la Pasqua, ricordiamo la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli e Maria. La promessa fatta da Gesù – “Non vi lascerò soli” – viene portata a compimento.
Il brano del Vangelo secondo Giovanni ci presenta un discorso fatto da Gesù a proposito dello Spirito Santo. L’evangelista Giovanni lo chiama “Paraclito”, cioè consolatore, sostegno e nostra forza. Anche noi, come gli Apostoli, abbiamo ricevuto questo grande dono, tramite i Sacramenti. Per farne piena esperienza, però, è necessario accoglierlo in noi e lasciare che operi. In altre parole, si tratta di vivere con cuore aperto, pronto e disposto ad essere in comunione con Dio e con gli altri.
L’altro appellativo con cui, in questo brano, ci si riferisce allo Spirito Santo è “Spirito della verità”. È la forza che permette la testimonianza, la trasmissione universale dell’amore. Gli Apostoli, dopo la discesa dello Spirito, escono dal cenacolo in cui erano rinchiusi e si aprono al mondo. Parlano ad una folla composta da molti popoli di lingue diverse, ma la barriera linguistica viene superata dall’ardore con cui gli Apostoli parlano. Tutti riescono a comprendere il messaggio del Signore. L’azione dello Spirito, quindi, permette anche a noi di trovare nuovi linguaggi per parlare a tutti della Parola di Dio, in forme e modi che si adattino al nostro interlocutore. Un “parlare” fatto non solo di parole, ma anche di gesti, opere, stile di vita. È così che la Chiesa può essere costruita e consolidata sempre più. Ognuno è un tassello indispensabile in questa grande comunità e può dare un contributo molto importante, se lascia lavorare nel proprio cuore lo Spirito Santo.

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SONO ANDATO A VACCINARMI E HO VISTO GIÀ IL DOMANI
DI ALESSANDRO ZACCURI
(Articolo estratto da Avvenire di Domenica 16 maggio)

Ho visto il mondo di domani e secondo me non è male. Ci siamo tutti, c’è il meglio di quello che già conosciamo e c’è anche qualcos’altro, che magari risulterà imprevisto, però il futuro è così: non si sceglie, accade. Prima di raccontare ho aspettato qualche giorno, perché volevo essere sicuro di non essere sotto un qualche effetto collaterale del vaccino che mi è stato somministrato. Sì, è di questo che si tratta e so benissimo che la mia, in fondo, non è un’esperienza eccezionale. La riferisco a beneficio di tutti. Come il futuro, non mi appartiene. Per me il mondo nuovo si è manifestato al Palazzo delle Scintille di Milano.
Nome bellissimo, che predispone alla scoperta, anche se all’inizio tutto è come te lo aspetti, con gli alpini a regolare l’ingresso. Quello che si occupa di me è alto, di battuta pronta, gli occhi chiari che ridono al di sopra della mascherina. E dev’essere un alpino anche l’altro volontario, più tarchiato, che misura la temperatura puntandomi il termometro alla fronte. Sarà per la suggestione del luogo, ma a questo punto una scintilla si accende davvero: è da oltre un anno che il gesto viene ripetuto, ma finora non mi ero mai accorto di quanto sia simile a quello che l’angelo compie su Dante alla porta del Purgatorio.
D’accordo, lì non è questione di gradi centigradi ma di peccati da cui mondarsi, eppure resta l’impressione di una premura somministrata con delicatezza. ‘Premura’ è una parola che i milanesi (e non solo loro) usano in un’accezione particolare, per cui il significato originario di ‘sollecitudine’ assume un elemento di rapidità, quasi di fretta. Premurosa in entrambi i sensi è la donna che mi accoglie poco dopo. Indossa il camice bianco, ma si capisce che non è un medico, né un’infermiera. Persone come lei si incontrano spesso negli androni degli ospedali, degli istituti oncologici, dei tanti luoghi del dolore e della cura. Sono volontarie e volontari, di nuovo, e nella maggior parte dei casi pare che non facciano granché oltre a dispensare rassicurazione. Lei, per esempio, si limita a premere un pulsante al posto mio e a consegnarmi il numero della mia prenotazione.
Mi chiameranno presto, dice, e in effetti mi chiamano subito. Il ragazzo che avvia la pratica non avrà più di venticinque anni, mi riserva la stessa cortesia sbrigativa che ho imparato ad apprezzare nei miei figli e lascia cadere perfino l’occhio sullo smartphone senza che questo implichi disinteresse. L’ennesimo volontario, al crocevia di un corridoio, mi indica la dottoressa che compilerà l’anamnesi: una giovane di origine latinoamericana, dalla grafia precisa e spigliata, altro che gli scarabocchi di una volta. Firma il modulo, mi accompagna, mi mostra la fila alla quale accodarmi, mi saluta. L’attesa dura pochi minuti, il tempo di origliare la conversazione tra due infermieri che ammettono che verso quest’ora (sono le 19 passate), un po’ di stanchezza si fa sentire. Non si direbbe, tanta è la gentilezza con cui rispondono a richieste che si sono ripetute uguali per tutta la giornata. A vaccinarmi è un’infermiera sui trent’anni, l’accento lombardo appena smussato.
Mi ricorda quello che dovrei già sapere, ghiaccio se fa male e tachipirina se sale la febbre, mi raccomanda di restare in osservazione per un quarto d’ora. «Il ragazzo con il gilet giallo le darà un biglietto », spiega. Il ragazzo con il gilet giallo è un nero abbastanza imponente, taciturno. Sul biglietto è stampato l’orario al quale devo attenermi per lasciare il Palazzo delle Scintille. Quando viene il momento, lo faccio a malincuore.
Qui c’è tutto, penso: l’Italia di sempre, la premura di Milano, i giovani di ogni età, il fiero mondo nuovo di chi è venuto da un altro Paese. Per strada incrocio un alpino che torna a casa in bicicletta. Non saprei dire se sia lo stesso con cui ho scherzato mezz’ora fa. La lezione più importante, forse, viene proprio da lui: non si piange invano, se alla fine si impara a ridere con gli occhi.

AVVISI
Domenica 23 – a Pieve a Elici alle ore 15 recita del rosario con il gruppo UNITALSI
Lunedì 24 – alle ore 20,30 davanti a Ivan Garden a rosario e Messa.
Martedì 25 – alle ore 19,30 a Pieve a Elici genitori di 5a elem.
Alle ore 20,30 alla cappella bassa della Polla del Morto rosario e a seguire s.Messa.
Mercoledì 26 – alle ore 19,30 genitori di 4a elem. a Massarosa.
Giovedì 27 – alle ore 20,30 prove cresimandi e padrini in chiesa a Massarosa.
Sabato 29 – alle ore 15 a Massarosa e alle ore 15,30 a Bozzano ritiro di 1a Comunione per i ragazzi di 5a elem.
Domenica 30 – alle ore 16 e alle 18 a Massarosa Cresime. Prenotazioni per le messe solo tramite i catechisti.
Domenica 6 giugno – Corpus Domini – Sono ancora proibite le processioni e avremo la benedizione solenne al termine di tutte le Messe.
Domenica 13 – Prima Comunione di 5a elem. a Gualdo alle ore 10 e a Pieve a Elici alle ore 11,30. Non sarà possibile prenotarsi. Parteciperanno a queste Messe solo i parenti e amici dei ragazzi di 1a Comunione.
Domenica 20 – a Bozzano alle ore 9 e alle ore 11 1a Comunione dei ragazzi di 5a elem. Parteciperanno a queste messe solo i parenti e amici dei ragazzi di 1a Comunione.
Domenica 27 – a Massarosa alle ore 9 e alle ore 11 1a Comunione.
Parteciperanno a queste messe solo i parenti e amici dei ragazzi di 1a Comunione.

IN SACRESTIA A MASSAROSA SONO PRESENTI LE RIVISTE PAOLINE: FAMIGLIA CRISTIANA, MARIA CON TE, CREDERE, LA RIVISTA PER I BAMBINI G BABY , IL MESSALINO MENSILE PER LEGGERE E PREGARE OGNI GIORNO, LIBRI E RIVISTE VARIE OGNI SETTIMANA. PERCHÉ PRIMA DI USCIRE DI CHIESA, NON PROVI A VEDERE SE TROVI QUALCOSA CHE TI AIUTI A PASSARE IL TUO TEMPO LIBERO E TI INFORMI SU VARI TEMI DI ATTUALITÀ E DI CRESCITA NELLA FEDE ?

One Reply to “E’ Domenica (23-05-2021) – Pentecoste anno b”

  1. Mary Coppolecchia

    Nel giorno di Pentecoste La Sapienza della Chiesa ci consegna tutte e tre le letture che ci parlano dello Spirito Santo. La Pentecoste era una festa che si celebrava nel popolo di Israele dopo la Pasqua , per ricordare la grande alleanza con il Dio di Abramo, Mosé , Elia. Il libro degli Atti comincia proprio indicando che quel giorno di Pentecoste stava ormai per finire e i dodici con Maria erano in casa quando accade il fatto straordinario.I segni che vengono raccontati da Luca richiamano esperienze del Vecchio testamento e conosciute dal popolo dei giudei osservanti : lo Spirito che aleggiava sulle acque di Genesi, che si manifesta nella brezza leggera in Isaia , il fuoco del roveto ardente di Mosé..
    Il giorno di questa Nuova Pentecoste lo Spirito Santo si posa su ciascuno degli apostoli come ad indicare che le lingue non sono scisse ma distinte , ciascuna per portare il dono secondo la capacità di ognuno. La promessa di Gesù qui si realizza , quello Spirito che lui ci ha donato sulla croce emettendo l’ultimo grido e consegnandoLo , ora il Padre lo dona a tutti perché tutti possiamo capire , amare e donare . Gesù ci dice che senza il Paraclito non possiamo portare il peso delle cose che Gli sono successe e che anche gli Apostoli non hanno capito fino a quella sera ..L’ anno liturgico con sapienza ci prepara a ricordare questo regalo grande che ci fa Dio Padre per mezzo del Figlio … ciascuno di noi ha ricevuto lo Spirito Santo fin dal Battesimo e poi negli altri sacramenti ma soprattutto ogni domenica nell’Eucarestia. È lo Spirito che ci accompagna ogni giorno che ci suggerisce quanto siamo amati da Dio e ci ricolma dei beni che recitiamo nella Sequenza …. il tempo di Pentecoste ce lo fa riscoprire.

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